Iperuradio – Presentazione del libro “Untori” di Gennaro Ascione @ Perditempo (NA)

ecco la radiocronaca minuto per minuto del rito magico – officiato al Perditime – dall’eretico praticante Gennaro Ascione e dal maestro cerimoniere Lino Musella

Nella Napoli rinascimentale sconvolta da un misterioso morbo, due ambigui figuri sono accusati di essere untori. Sulle loro tracce, una giustizia vacillante incaricata di condurli nella chiesa sconsacrata adibita a tribunale, dove li attende il clamore del giudizio popolare. Tra intrighi, equivoci e colpi di scena, la ricerca della verità si trasforma in un affresco dei tempi che getta luce sulla nostra contemporaneità.
Scritta in una lingua inventata, tra prosa, metro e rima, all’incrocio tra italiano del ‘500, napoletano, spagnolo, veneziano e latino, questa storia si racconta e si tramanda di bardo in bardo, a voce alta.

(…) E mentre il trio bislacco, ciascun allo scuro di ciò che move l’altro, ripercorre la scalinata a forma di spirale avvitata su se stessa fin su a la stanza spoglia dell’ufficio, la spuma timida d’abbasso n’approfitta per lambire sul gradino disabitato e freddo la carcassa solitaria de la pezzogna scivolata nell’oblio dalla sacca del soldato, ormai dimentico de la bestia dacché – ubi maior minor cessat – in tutt’altre e più incresciose faccende affaccendato. L’onda gentile n’accarezza le branchie esangui, e si ritrae perpetua di risacca, per poi tornar soave ma ingrossata, il tanto che basta a produr quel movimento minimo che attira il pesce a sé e ne provoca brevissimo e improvviso smottamento. Qualche flutto più deciso, di sorpresa, strattona la pezzogna per la guancia e la trascina fino all’orlo de la pietra ove or sospesa sta, con la testa orientata in direzion dell’orizzonte, pronta a salpar per l’esiziale viaggio sola, senza barca né Caronte. Di lì a poco, quando al vespro la marea sarà salita poco sopra il palmo e mezzo di misura, l’acqua subdola scivolerà gelata tra la terra ferma e la sua pinna grave, finché in mare nero salperà la smorta bestia a galleggiar tra le correnti inerte, per ritornar a casa in conclusion del suo continental confino, in balia delle beffarde e pur benigne onde del destino…

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